sabato 7 luglio 2007

Vittorio De Sica


Ironico e realista, divertente e amaro è fra i cineasti italiani più grandi del ventesimo secolo.

Prima di entrare nella storia del cinema cresce a Napoli, in una famiglia povera. Comincia come garzone per portare qualche soldo a casa. Ma dietro quegli occhi espressivi si nasconde un talento attoriale notevole. E a ventidue anni arriva il suo debutto a teatro, nella Compagnia della Pavlova: anche se già da qualche anno si cimenta in prove d'attore.


Nel 1933 con sua moglie Giuditta Rissone, attrice comica e maliziosa, e Sergio Tofano, fonda una sua Compagnia teatrale.

Si specializzano in un repertorio brillante ma mettono in scena pièce come "Il matrimonio di Figaro" di Beumarchais e, per la regia di Luchino Visconti "I giorni della nostra vita" di William Saroyan.



Già dal 1926 si affaccia al cinema, affermandosi nelle parti del conquistatore, elegante e galante, di commedie piccolo borghesi. Eccolo in "Gli uomini che mascalzoni!" del 1932 e "Grandi Magazzini" del 1939.

La sua regia di commedie rosa e romantiche risulta sentimentale e garbata, mai sdolcinata: "Rose Scarlatte", 1940, "Teresa Venerdì" del 1941 e "Un garibaldino al convento", 1942.

Importante per la sua maturazione artistica è l'incontro con lo sceneggiatore Cesare Zavattini: soprattutto nelle dure e intense produzioni del dopoguerra. Una serie di capolavori, fra tutti il commovente "Sciuscià" del 1946, spietato ritratto sulla condizione dei bambini abbandonati e "Ladri di biciclette", di due anni dopo. Descrizione sensibile e cruda della realtà dei disoccupati, grazie al quale conquista un Oscar speciale, non essendo ancora in vigore quello per il Migliore film straniero.



Ma tra i titoli più intensi da non dimenticare "Miracolo a Milano" del 1951 e "Umberto D." dell'anno successivo: la storia di un pensionato, da molti considerato il suo capolavoro. Sono pellicole di rara espressività emotiva e denuncia sociale.



Di eguale resa narrativa e successo di pubblico "L'Oro di Napoli" del 1954 e il capolavoro, che vede protagonista una straordinaria Sophia Loren, "La Ciociara", del 1960. Ma il lungo elenco dei successi prosegue con "Pane amore e fantasia" del 1953, "Matrimonio all'italiana" del 1964, "Il giardino dei Finzi-Contini", con il quale si aggiudica un altro Oscar nel 1971 e le ultime fatiche come "Lo chiameremo Andrea" (1971) e "Il viaggio" del 1974.

Nessun commento: