venerdì 6 luglio 2007

Realismo poetico francese

L'inizio degli anni '20 fu segnato dalla nascita di numerosi movimenti artistici legati al cinema.

I film dei registi francesi furono connotati da una forte fase impressionistica, inaugurata da "La decima sinfonia" (La dixìème symphonie, 1918), di Abel Gance, il dramma sociale di un geniale compositore che pareva, quasi in maniera trascendente, incarnare nella sua musica lo spirito sinfonico di Beethoven. Dopo il grande successo, Gance lasciò la Pathé e si mise in proprio, fondando la Films Abel Gance.

Buona interprete dell'impressionismo cinematografico francese fu anche Germaine Dulac, autrice di "La sorridente madame Beudet" (La souriante madame Beudet, 1922), uno tra i primi film femministi della storia, e "La conchiglia e l'ecclesiastico" (La coquille et le clergyman, 1928), esperimento d'avanguardia sceneggiato da Antonin Artaud.


Jacques Feyder fu più dedito alla sperimentazione che alla produzione registica vera e propria: ricordiamo "Teresa Raquin", un adattamento datato 1928 dell'omonimo romanzo di Emile Zola. Tuttavia, il suo ingegno fu di grande ispirazione per i registi che operarono negli anni a seguire.


Il vero innovatore francese di questi anni, però, fu senza ombra di dubbio René Clair, un cineasta che seppe abilmente sfruttare la lezione tecnica di Méliès: il suo visionario "Entr'acte" (1924) è un film di matrice surrealista musicato da Erik Satie, che concilia la pragmaticità del burlesque con la frenesia della società a lui contemporanea, in piena sintonia con il movimento dada. Già nella sua prima opera, "Parigi che dorme" (Paris qui dort, 1924), è un fantascientifico raggio a sconvolgere la quotidianità, così come ne "Il viaggio immaginario" (Le vojage imaginaire, 1926) la realtà diventa una variopinta scenografia fiabesca.


Negli anni '30, a cavallo tra le due guerre mondiali, Feyder diede formalmente il via alla stagione del realismo poetico con "Pensione Mimosa" (1934). Fu però con Julien Duvivier, Marcel Carné e Jean Renoir (figlio del pittore Pierre-Auguste Renoir) che il movimento ebbe la sua affermazione definitiva.


Renoir rappresentò l'espressione più riuscita del realismo poetico, realizzando pellicole di grande valore artistico, come "La vita è nostra" (1936), "La grande illusione" (1937) e, prima di subire l'esilio negli Stati Uniti, il magnifico "La regola del gioco" (1939), tutt'oggi considerato dalla critica uno dei più grandi film di sempre.


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