domenica 8 luglio 2007

Roberto Rossellini


Interrotti gli studi dopo la licenza liceale, intraprende svariate attività: incomincia ad interessarsi di cinema prima come scenotecnico, poi come montatore ed infine come sceneggiatore e regista di documentari, esperienza che lo porta ad “aderire” alla realtà.

Tra i titoli, commissionati dall’Istituto Luce, troviamo "Daphne"(1936), "Prélude à l'après-midi d'un faune" (1936) o "Fantasia sottomarina" (1939). L’etica e l’estetica di Rossellini incominciano a prendere forma con il suo primo film con attori non professionisti: "La nave bianca" (1941), primo di una trilogia sul tema della guerra. "Un pilota ritorna" e "L'uomo dalla croce" sono film di guerra, che in realtà documentano l’orrore e la tragedia che la guerra produce: il cinema è quindi strumento di scuotimento delle coscienze.


La volontà di perseguire un ideale “didattico” del film si incarnerà in modo magistrale in "Roma città aperta" (1945), manifesto personificato di ciò che si chiamerà Neorealismo. Capolavoro di Rossellini e opera tra le più importanti della cinematografia mondiale, con questo film il lavoro artistico viene caratterizzato da elementi costanti come: l'anonimato - gli attori non professionisti -, la presa diretta, l'essere espressione delle voci della contemporaneità. Il film non viene accolto subito in modo entusiastico, ma dichiara la possibilità di essere autonoma e libera di esprimersi senza condizionamenti.



La riflessione sul tema della guerra e sulle sue conseguenze prosegue negli anni successivi con due film di forte impatto: "Paisà" (1946), film che narra in sei episodi l’avanzata delle truppe alleate nella Penisola durante la seconda guerra mondiale, e "Germania Anno Zero" (1947), un’amara e lucida visione di un paese sconfitto nel dopoguerra. Rossellini s’interroga su sentimenti e ruoli ed è così che incomincia una seconda fase della sua produzione, legata fortemente alla figura femminile, la donna però non come oggetto sessuale, bensì persona portatrice di alti valori. Negli stessi anni inizia il legame sentimentale e artistico con Ingrid Bergman: la star americana è la protagonista di "Stromboli, Terra di Dio" (1949).



La produzione di "Francesco, Giullare di Dio" (1950) rappresenta questo bisogno di Rossellini di confrontarsi con il sentimento religioso e con il senso della grazia divina.



Con Ingrid Bergman girerà diversi film tra cui "Europa 51" (1952) e "Giovanna d’Arco al rogo" (1954).



Un periodo di crisi lo porta a viaggiare in India: il fascino del subcontinente asiatico si traduce in "India, MatriBuhmi" (1958), una via di mezzo tra il documentario e la finzione.
Gli anni ’60 sono caratterizzati da film meno rilevanti da un punto di vista dell’innovazione stilistica, anche se formalmente impeccabili come "Il generale Della Rovere" (1959), o "Era notte a Roma" (1960).



Questi stessi anni vedono Rossellini impegnato con un nuovo mezzo, la televisione, di cui egli intuisce tutte le potenzialità, anche negative. Il suo impegno è ovviamente per un uso positivo, la tv davvero come servizio pubblico: Rossellini vede la televisione e la sua capacità di essere popolare come lo strumento principe per liberare le persone dall’ignoranza, per metterle in guardia dalle dittature, per espandere il concetto di libertà. Produce una serie di fiction a tema, riguardanti l'evoluzione dell'uomo o la biografia di personaggi illustri: "L’età del ferro" (1964), documentario televisivo in 5 episodi, "La lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza" (1967), documentario televisivo in 12 episodi, "Socrate" (1970), "Pascal" (1971). L’intento pedagogico è notevole, non altrettanto la riuscita estetica.

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