venerdì 6 luglio 2007

Introduzione del sonoro

I Suoni del Cinema sono l’emblema di un’evoluzione che la tecnologia non farà mai arrestare. Un’evoluzione che dai primi rudimentali macchinari ci ha condotto attraverso un iter ricco di innovazioni, fino agli attuali sistemi dolby surround.
Era il 6 ottobre 1927 quando la Warner Bros, all’epoca alla bancarotta, produsse il primo film sonoro “Il cantante di jazz” di Alan Crosland, avvalendosi della tecnologia del Vitaphone, che permetteva di sincronizzare le immagini con l’audio di un grammofono. Un risultato frutto di alcuni tentativi fatti per trovare un’alternativa agli spettacoli musicali e ad altri tipi di intrattenimento dal vivo.
Un anno prima, esattamente l’8 agosto 1926, i fratelli Warner presentarono “Don Juan”, il primo film sonorizzato della storia del cinema. Il pubblico sentì solo i rumori e le musiche registrate su disco, trasmesse in modo da essere sincronizzate con le scene.
Dal 1927 la corsa alla sonorizzazione assunse ritmi frenetici, anche se la diffusione tecnologica si svolse in tempi differenti nelle diverse nazioni.
Dopo il Vitaphone, che non permetteva la sincronia tra labbra e voce, Theodor Case per la Fox inventò il Movietone che consentiva la registrazione dei dialoghi direttamente sulla pellicola, ma chiudeva gli attori in rigidi schemi recitativi. Solo con la comparsa del playback, si potè realizzare il montaggio sonoro sincronizzato alle sequenze filmate. Prima di allora, il cinema non conosceva suoni, fatta eccezione per la musica dal vivo che accompagnava i film muti, nati dal genio dei fratelli Lumière.
Circa dieci anni prima della Warner Bros, l’inventore Eugène Augustin Lauste ideò una macchina da presa capace di registrare sulla stessa pellicola sia il suono che le immagini, ma lo scoppio della guerra e la mancanza di capitali gli impedirono di arrivare al sonoro. Nel cinema ci sono quattro tipi di presenze sonore: il dialogo, i rumori, la musica e il silenzio. La musica è la sola colonna sempre e comunque artificiale.

Si cominciò ai tempi del muto con il pianoforte che commentava le scene. Ben presto si sostituì al piano un organo elettroacustico chiamato Wurlizer, dotato di vari registri in modo da avere effetti migliori e sonorità più potenti. Si giunse così al piccolo complesso strumentale e alle prime composizioni misurate rispetto all’azione, quindi non più improvvisate ma create.
Quando si cominciò a doppiare, le colonne artificiali diventarono tre: doppiaggio, rumori speciali e musica.
La musica nei film prese piede rapidamente, catturando sempre più l’attenzione del pubblico, occasione che le case discografiche non si lasciarono scappare. Ma gli investimenti maggiori vennero fatti per scoprire le più sofisticate tecnologie del suono: un’evoluzione approdata oggi a un totale effetto sonoro che travolge lo spettatore.

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