martedì 3 luglio 2007

Cinema Hollywoodiano


Verso la fine degli anni '10 si riuniscono affaristi desiderosi di investire nel cinema e registi che alla caotica New York preferiscono il clima mite della cittadina californiana per girare pellicole.

Nei primi anni '20 Los Angeles continua a svilupparsi nel campo industriale e agricolo, e in breve tempo nella zona si riuniscono una serie di case di produzioni cinematografiche, dalla Universal alla MGM, e così nasce Hollywood, e l'aurea mitica che tutt'oggi la circonda.


In breve tempo il cinema diventa un vero e proprio prodotto commerciale: attori e attrici ricoprono le immagini delle riviste e vengono visti dal pubblico come divinità (si pensi a Mary Pickford e Rodolfo Valentino, aiutati anche dalla magia che gli deriva dal cinema muto); registi come David W. Griffith e Cecil B. DeMille, alternano prodotti artistici ad altri comandati dagli Studios. E Charlie Chaplin, indipendente sia come artista che come produttore, realizza le sue comiche prendendosi gioco della società.



Negli anni '30 nasce lo studio system: gli Studios comandano a bacchetta le star, e pur esaltandone l'immagine (si pensi a Greta Garbo e Clark Gable), tendono ad intrappolarli in personaggi stereotipati. Intanto generi come la commedia e il dramma romantico impazzano, ma in seguito alla Grande Depressione si faranno strada generi più realistici e socialmente critici, come il "gangster-movie" e il noir, genere quest'ultimo sviluppatosi maggiormente durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma in questo decennio è il musical scacciapensieri a far da padrone, con Fred Astaire e Ginger Rogers che allietano spettatori desiderosi di evasione.


Negli anni '40 lo studio system finisce a causa delle leggi federali che privano gli Studios della proprietà delle sale cinematografiche, ma durante la Seconda Guerra Mondiale essi non smettono di far faville continuando a produrre star e film di grande valore. Intanto non si perde mai occasione per esaltare i valori dell' "american way of life": a questo ci pensano registi idealisti come Frank Capra, e attori sciovinisti come John Wayne, indimenticabile nei suoi western.


Nel frattempo però nuovi artisti come Orson Welles stravolgono il normale modo di fare cinema, e negli anni '50 anche la concezione del "divismo" cambia, come nel caso dei più sanguigni Marlon Brando e James Dean, che portano sullo schermo un modo più reale di rappresentare la realtà.


Negli anni '60 ormai la vecchia Hollywood non è che un ricordo, e il "New Cinema" si fa strada criticando ipocrisie e pudori della vecchia America, per opera di registi audaci come Francis Ford Coppola, George Lucas, Stanley Kubrick e Martin Scorsese e di attori come Dustin Hoffman, Jack Nicholson, Robert De Niro e Meryl Streep.

Negli anni seguenti si passa dal cinema come contestazione a quello come puro intrattenimento, fino all'esaltazione del fantasy di Spielberg. Seppur con un modo diverso di intendere il cinema e le star, Hollywood continua comunque a regalare sogni ed emozioni.

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